Exhibition


Prima Vernice
2001 Gallaria Bazart, Milano a cura di Tommaso Trini e Roberto Borghi


Premio Cairo
2004 Museo della Permanente, Milano a cura della Giuria rivista Arte


Occhio nudo
2006 Studio architetto Tronci, Milano a cura di Angela Madesani
Complementari
2008 Chiostrino Santa Eufemia, Como a cura di Roberto Borghi
Contrazione del bianco
2009 Galleria Scoglio di Quarto, Milano a cura di Matteo Galbiati



Padiglione Italia
2011 54° Biennale di Venezia Torino Palazzo Nervi, a cura di Vittorio Sgarbi





Solo bianco
2013 Galleria Righini, Milano a cura di Kevin McManus


Coeficente spazio
2016 Heart spazio vivo Vomercate MB, a cura di Simona Bartolena


#urbanart
2018 Museo della Permanete, Milano a cura del Presidente Emanuele Fiano


Architettura
2020 Galleria Quintocortile Milano,a cura di Simona Bartolena
Pretigiosi critici anno scritto:
Giorgio Celon nega il senso della pittura del paesaggio, dipingendo paesaggi. Con la scelta del monocromo bianco egli trasforma una veduta urbana in una visione assoluta, intangibile, eppure concreta e attuale. Cosi svincolati dalla loro estetica quotidiana, gli edifici milanesi a noi ben famigliari tornano ad essere strutture, costruzioni geometriche, linee e forme pure; traditi dalla monocromia del bianco, questi luoghi reali paiono dissolversi come forme in una fotografia sperimentale di Fox Talbot o Daguerre.
Simona Bartolena 2019Giorgio Celon si colloca ben lontano da entrambi questi estremi, ugualmente pericolosi. Parte dall'immagine, e da un'immagine fotografica rispondente a un genere consolidato come la veduta urbana. La tecnica pittorica con cui la elabora, basata sull'uso esclusivo dell'acrilico bianco e della tela (o altri tipi di supporto) a vista, mantiene i suoi lavori in un'area opportunamente distante sia dalla retorica del “sublime di periferia” che dal vuoto compiacimento virtuosistico, ma anche dalla logica dello stile come "marchio" personale feticizzato. Punto su questo aspetto perché, al di là dell'indubbia suggestione delle tele di Celon, del poetico senso di straniamento che suscitano, della constatazione ammirata della perizia manuale necessaria a realizzarle, c'è un discorso tecnico che va oltre, portando l'attenzione sul mezzo e sulle sue possibilità linguistiche:
Kevin Mc Manus 2013
Giorgio Celon è esempio significativo: sceglie la figurazione, pratica la pittura, si limita al solo colore bianco.
Nelle sue opere incontriamo paesaggi urbani più o meno conosciuti e frequentati - comunque parte di una memoria collettiva condivisa e quotidiana di periferie, fabbriche, capannoni, città, macchine da lavoro, viadotti, semplici case, … - luoghi solitari e silenziosi di cui Celon riduce le presenze: nell'opera annulla la partecipazione del loro artefice primario lasciando scorrere via la presenza dell'uomo, poi li spoglia anche della rumorosità e delle frenetiche attività che li contraddistinguono. In scorci particolari mai banali - frutto di un'attenta ricognizione in loco e conseguenti ad un'analisi fotografica specifica - rende unicamente protagonista l'ambientazione, il paesaggio apparentemente congelato nel tempo.
Nelle sue opere incontriamo paesaggi urbani più o meno conosciuti e frequentati - comunque parte di una memoria collettiva condivisa e quotidiana di periferie, fabbriche, capannoni, città, macchine da lavoro, viadotti, semplici case, … - luoghi solitari e silenziosi di cui Celon riduce le presenze: nell'opera annulla la partecipazione del loro artefice primario lasciando scorrere via la presenza dell'uomo, poi li spoglia anche della rumorosità e delle frenetiche attività che li contraddistinguono. In scorci particolari mai banali - frutto di un'attenta ricognizione in loco e conseguenti ad un'analisi fotografica specifica - rende unicamente protagonista l'ambientazione, il paesaggio apparentemente congelato nel tempo.
Matteo Galbiati 2009
La poesia del bianco su bianco di Giorgio Celon nella mostra "Complementari" al Chiostrino di Santa Eufemia a Como. Ci riporta nel tessuto urbano tra ricercate prospettive e simboli di città, dallo stadio di San Siro alla torre Eiffel fino alla Ticosa.
Stefania Briccola 2008
Affascinato dal concetto di trasformazione, dal mutamento della città, del paesaggio urbano, dalla archeologia industriale vera o presunta, Giorgio Celon, negli ultimi anni, ha maturato una ricerca a cavallo tra i diversi linguaggi dell'arte: dalla fotografia alla pittura.
I suoi dipinti, monocromi su tela grezza o su acetato, partono, infatti, dalla fotografia. Ogni lavoro è frutto di un progetto e di una serie di sguardi fotografici che poi si trasformano in dipinti. In un primo momento colorati: rossi, verdi blu, ora il più delle volte bianchi.
Nei suoi lavori sono edifici pubblici, strade, sottopassaggi, gallerie, tunnel, garage, ma anche viadotti dell'autostrada, tangenziali, che si diramano come arterie all'interno del corpo umano.
Il paesaggio è una delle costanti dell'arte del secolo che ci ha appena lasciato. Dalla pittura di Mario Sironi alla fotografia. Dal Bauhaus a Ranger Patzsch ai Becher sino agli ultimi grandi fotografi di paesaggio alla Basilico per esempio.
Nei suoi lavori sono edifici pubblici, strade, sottopassaggi, gallerie, tunnel, garage, ma anche viadotti dell'autostrada, tangenziali, che si diramano come arterie all'interno del corpo umano.
Il paesaggio è una delle costanti dell'arte del secolo che ci ha appena lasciato. Dalla pittura di Mario Sironi alla fotografia. Dal Bauhaus a Ranger Patzsch ai Becher sino agli ultimi grandi fotografi di paesaggio alla Basilico per esempio.
Angela Madesani 2006
Giorgio Celon trasfigura gli elementi che più ci sono famigliari, per restituirci un’immagine spoglia che sembra appartenere al nostro inconscio prima che all’ambiente metropolitano ci circonda.
Laura Taccani 2003
Celon ha scelto come soggetti delle sue opere delle visioni metropolitane di cui ha ripreso in termini pittorici solo gli elementi essenziali. La scelta di utilizzare come unico colore il bianco è funzionale ad una sorta di spoliazione degli aspetti sensoriali propri dell'elemento da rappresentare, cosi da concentrarsi solo sui suoi lati asettici, in quanto più facilmente riproducibili. Le strutture architettoniche, prive di ogni riferimento cromatico, diventano dei semplici agglomerati di masse lineari, in cui appare arduo riconoscere delle caratteristiche che possano contraddistinguerle. Gli scorci di strade percorse da auto o da altri veicoli si trasformano in anonime vie di comunicazione, tutt'altro che contestualizzabili in un preciso ambito geografico o culturale.
Roberto Borghi 2001
L'opera di Giorgio Celon testimonia una creatività che guarda al futuro che vuole sottrarsi alla nostalgia e anzi ribadire quella sensibilità verso l'avanguardia che è stata sempre un vanto degli artisti milanesi.
Carlo Castellaneta 1999